Conciliazione Vita-Lavoro

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La Camera di Commercio di Cremona nell’ambito del piano territoriale per la conciliazione della provincia di Cremona (annualità 2020-2023), ha aderito, insieme ad un parternariato pubblico e privato, all’alleanza locale del progetto “CREMONA SMARTNEWORK: smart working e non solo per la riorganizzazione del lavoro nelle imprese”.

Il progetto rappresenta un’opportunità per rendere la tematica “conciliazione vita-lavoro” un elemento qualificante delle attività economiche del territorio cremonese, contribuendo al più complessivo Piano Territoriale per la Conciliazione, attraverso un supporto il più possibile flessibile e personalizzato.

Le aziende interessate possono contattare gli uffici di Servimpresa inviando una e-mail all’indirizzo: servimpresa@cr.camcom.it

Il progetto si suddivide in 4 macro azioni, di cui 2 dirette ai destinatari finali del progetto e 2 di tipo trasversale:

  1. SERVIZI DI CONSULENZA RIVOLTI ALLE IMPRESE E AI LIBERI PROFESSIONISTI DEL TERRITORIO (con ricadute sui loro dipendenti)
  2. SERVIZI DI SUPPORTO A SOSTEGNO DEI LAVORATORI/COLLABORATORI AUTONOMI E DEI LIBERI PROFESSIONISTI
  3. DIFFUSIONE DELLA CULTURA DELLA CONCILIAZIONE (azione trasversale)
  4. ATTIVAZIONE DEL COORDINAMENTO DEL PROGETTO (azione trasversale)

Tali attività saranno attuate in collaborazione con i partner del progetto

La presente progettazione si pone in stretta continuità con il progetto “CREMONA SMARTNETWORK: formare, crescere, innovare”, realizzato sul precedente avviso e che è ora in fase conclusiva. Tale progetto ha fornito un buon risultato in termini di diffusione culturale sulle tematiche del welfare aziendale e dello smart working, coinvolgendo sia i partner, in particolare le associazioni di categoria, che le aziende del territorio. Parallelamente sono stati coinvolte, attraverso incontri dedicati, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni appartenenti al terzo settore, in qualità di stakeholder. A seguito delle esperienze progettuali precedenti e dopo un dialogo con le associazioni di categoria e con le aziende stesse, attraverso tavoli di co-progettazione e confronti diretti, è maturata la scelta di mantenere l’attenzione sulle organizzazioni aziendali, cercando di coinvolgere anche realtà libero professionali strutturate con dipendenti sulle tematiche dello smart working in particolare, senza trascurare altre azioni di conciliazione.

Con l’emergenza sanitaria in corso, lo smart working è entrato di forza e pesantemente nelle dinamiche vitali delle organizzazioni, non tanto come frontiera desiderabile per lavoratori e lavoratrici, in un’ottica di possibilità di conciliare la propria vita lavorativa con quella privata, ma soprattutto per esigenze organizzative legate allo svolgimento del lavoro in un periodo di restrizioni sociosanitarie. Il lavoro a distanza è ormai una realtà per molte aziende del nostro territorio, così pesantemente colpito, anche se di fatto al momento è strutturato non come smart working, ma come un telelavoro. Le domande che le imprese si pongono e che pongono alle istituzioni ora sono molteplici e vanno dalla necessità di reperire liquidità, di trovare contratti e materiali per poter ripartire, a quelle di poter far svolgere in sicurezza il lavoro ai propri dipendenti, non dimenticando il carico familiare dovuto alla chiusura delle scuole, dei luoghi di aggregazione e di assistenza, sia per minori che per anziani. Le aziende devono essere pronte ad un graduale rientro alla normalità, che tenga conto dell’esperienza maturata durante il periodo di smart working in emergenza per poter strutturare al meglio il lavoro agile nelle prossime fasi.

Non è possibile ipotizzare in questa fase storica (è appena iniziata la prima parte della fase 2) e in tempi così brevi uno scenario economico e sociale post emergenza sanitaria, per cui deve essere ridisegnata la mappa dei bisogni delle imprese in termini di organizzazione (o ri-organizzazione) del lavoro: non tutte potranno tornare ai vecchi schemi, e comunque non da subito, in quanto il distanziamento sociale è ancora un’imposizione normativa.

Abbiamo imparato nell’attuazione dei progetti precedenti che non può esistere un’unica ricetta per il perfetto smart working, che non esistono soluzioni universali, che non si possono trasferire fasi e modi di implementazione di nuove modalità di lavoro da una realtà all’altra senza che siano state verificate, capite e adeguate al nuovo contesto. È necessario effettuare analisi ad hoc in ciascuna organizzazione per trovare la formula maggiormente adatta, proprio perché ciascuna organizzazione è diversa dall’altra. Le imprese inoltre puntano ad avere un supporto sempre più personalizzato e “su misura”, proprio per le specificità che vi sono in ciascuna di esse.

I contenuti specifici saranno:

  • lo smart working, come strumento di sviluppo personalizzato del rapporto di lavoro con tutti i benefici che esso comporta (sia per l’azienda che per i lavoratori)
  • gli strumenti offerti dalle politiche di conciliazione per supportare imprese e lavoratori nella attuale fase di emergenza sanitaria e con una visione più a lungo termine nella fase di ripresa a pieno regime.
  • Il ripensamento del welfare aziendale, inteso come insieme di strategie che garantiscano la valorizzazione delle risorse umane aziendali, lo sviluppo della produttività, e la responsabilità sociale delle imprese
  • i piani di erogazione di beni e servizi a favore dei lavoratori anche attraverso una mappatura delle opportunità presenti sul territorio
  • il rapporto con il territorio e la comunità locale
  • lo sviluppo di piani d’impresa o libero professionali per l’avvio di attività nell’ambito di servizi di conciliazione vita-lavoro.